L’80 90% degli atleti di endurance (podisti ,ciclisti triatleti ecc) utilizza a ragione questo prezioso strumento in base al quale “dovremmo” essere in grado di monitorare la frequenza cardiaca durante l’allenamento e gestire così al meglio l’intensità dl nostro sforzo , sia questo finalizzato alla semplice perdita di peso o al miglioramento delle nostre performance in gara.
Quello che però pochi o forse molti sanno è che per ottenere veramente l’ottimizzazione dell’allenamento tramite l’utilizzo del cardio, quest’ultimo deve essere tarato sulla nostra reale e personale cilindrata e non come nella stragrande maggioranza dei casi tramite il semplicistico calcolo che sottrae l’età’ alla frequenza massima teorica.
Il rischio è che così facendo potremmo impostare il cardiofrequenzimetro, di conseguenza le eventuali tabelle di allenamento, su frequenze troppo alte o troppo basse rispetto alle nostre reali capacità, ciò comporta:
- nel caso di frequenze (e velocità) troppo alte, l’esecuzione di carichi eccesivi che innescherebbero una sindrome da sovrallenamento ( con stanchezza, facile affaticamento, dolori ed alterazioni ematiche) che porterebbe in definitiva ad un netto peggioramento della prestazione atletica.
- al contrario con l’impostazione di frequenze troppo basse, l’atleta otterrebbe risultati nettamente inferiori a quelli che invece le sue potenzialità gli consentirebbero.
In conclusione se si vuole veramente ottenere il meglio dall’allenamento basato sull’uso del cardiofrequenzimetro, questo deve essere tarato non su formule e calcoletti preimpostati uguali per tutti, ma tramite un test di valutazione funzionale che ci consenta di rilevare parametri fondamentali quali la soglia anaerobica VO2max e loro frequenze relative.
Cos’è quindi un test di valutazione funzionale?
La valutazione funzionale dell’atleta consiste nel sottoporre il soggetto ad uno sforzo a carichi crescenti su di un cicloergometro o su di un nastro trasportatore, a seconda dello sport praticato (ciclismo, podismo, triatlhon ecc…) e di rilevare quindi il massimo consumo di ossigeno e soglia anaerobica proprie del soggetto in esame.
Il rilevamento dei parametri può avvenire:
- rilevando indirettamente il calcolo basato sule frequenze rilevate durante lo sforzo, il che può dare un’attendibilità relativa;
- rilevando direttamente i parametri (in maniera non invasiva) collegando l’atleta ad un metabolimetro che analizza gli scambi gassosi sotto lo sforzo respiro dopo respiro il che fornisce ovviamente la massima affidabilità del risultato ed è ciò che facciamo nel nostro centro.
Vi è inoltre la possibilità di rilevare in maniera sempre diretta ma invasiva la soglia tramite dei microprelievi di sangue venoso dal lobo dell’orecchio, valutando la concentrazione del lattato: di solito ci avvaliamo di questa metodica per approfondimenti e tests particolari di II livello in atleti evoluti (vedi le sezioni specifiche “ciclismo” e/o “podismo”).